MOVIMENTO
IGIENISTA ORIGINALE
BOLLETTINO TECNICO
Articolo tratto dalla rivista francese
LE BON GUIDE DE L' HYGIENISME n.39
Pubblicazione
a larga diffusione Ottobre 2007 rip. 26.12.2018
IL CAFFÈ
COME ROMPERE LA DIPENDENZA
La
caffeina del caffè, tè, cioccolato o cacao e delle numerose bevande ingurgitate
dalla popolazione è correttamente classificata dai tossicologi come un veleno.
Invece,
il farmacologo la classifica come uno stimolante.
La sovreccitazione, l'irritazione, il disagio e la resistenza che la sua
presenza genera (tutto ciò è chiamato stimolazione),
è solamente il primo effetto, seguito da un effetto secondario, la depressione.
È
usanza generale classificare i medicinali secondo il loro primo effetto
temporaneo. Invece, nel caso degli anestetici, questa usanza è invertita.
Difatti, nulla produce altrettanta sovrec-citazione e violenza, agitazione e
resistenza (stimolazione) quanto
l'etere e il cloroformio, nel loro primo effetto, sebbene il secondo effetto,
che è più duraturo, sia una depressione molto profonda.
LA STIMOLAZIONE
Stimolazione,
sovreccitazione, irritazione, aggravamento, disagio, resistenza, rigetto,
espulsio-ne, tutto ciò porta a un'aumentata attività e alla stanchezza.
Gli
stimolanti non contribuiscono in
nulla che sia di natura vitale e fisiologica per l'organis-mo. Sciupano
l'energia del corpo senza procurargli compensazioni per i suoi bisogni
fisiologici.
Quando
si qualifica la stimolazione come
"leggera", e quella generata da due o tre tazze di caffè come
"stimolazione fisiologica", si fa violenza al linguaggio. Difatti,
nessuna dose in qualsiasi grado di avvelenamento è mai fisiologica e le azioni
di sovreccitazione procurate dalla sua presenza non devono essere considerate
come un'attività autenticamente fisiologica. Sono delle azioni di difesa
esasperata che sciupano le forze vitali e che non aumentano il rendimento
fisiologico.
L'organo
o gli organi si esauriscono per l'azione della sovreccitazione e questo
sfinimento produce la depressione che ne consegue.
Ciò
si accorda perfettamente con la legge ben conosciuta della dualità degli
effetti che dice (vedere il mio libro Affidate
la Vostra Salute alla Natura - A. M.):
Tutte le sostanze che sono prese nel
corpo o che gli sono applicate, suscitano un'azione doppia e opposta, l'azione
secondaria o reattiva è l'opposto dell'azione primaria attiva.
I
farmacologi classificano la caffeina tra i medicinali che minano il cervello, e
affermano che stimola ogni parte
della corteccia cerebrale. Uno studio scrupoloso delle attività del corpo
rispetto alla caffeina ci obbliga ad accettare il fatto che tutti gli organi
del corpo, ivi compreso il tubo digestivo, le arterie e tutto il sistema
nervoso centrale, sono portati ad un'azione vigorosa di sovreccitazione dalla
presenza di questo veleno, da cui la "depressione" generale che segue
il periodo di stimolazione.
Il
mal di testa, la stanchezza, l'irritabilità, l'agitazione e gli altri sintomi
di depressione che seguono la mancanza della tazza di caffè abituale,
qualificati a torto dei sintomi di
astinenza, sono proporzionali al grado di enervazione risultato dallo
spreco chiamato stimolazione.
Tutti
questi sintomi non sono dovuti all’astinenza del veleno abituale, e ciò è
ampiamente provato dal fatto che questi sintomi spariscono e non ritornano se
il caffè viene abbandonato in modo permanente.
I SINTOMI DI ASTINENZA
Quello
che abbiamo appena detto a proposito dei pretesi sintomi di astinenza che
seguono la mancanza della dose abituale di caffeina, si applica anche a tutte
le altre droghe. Il principio è lo stesso in ogni caso.
I
cosiddetti sintomi di astinenza sono dovuti alla precedente consumazione del
veleno e non all'interruzione di questa pratica.
Per
esempio, il mal di testa provocato dal caffè è dovuto all'avvelenamento precedente
causato dal caffè e non alla cessazione dell'avvelenamento.
Se
l'arresto dell'avvelenamento producesse la malattia, il ritorno alla sobrietà
sarebbe praticamente impossibile.
Quando
si smette di prendere una droga abituale, si diventa più coscienti dei sintomi
e delle condizioni che erano tuttavia sempre presenti, ma che si erano smorzate
dalla persistenza dell'avvelenamento.
Il
sistema nervoso oltraggiato dai narcotici al punto da implorare una tregua può
essere ridotto al silenzio da una re-narcotizzazione. E’ così che gli appelli frenetici
dei nervi danneggiati sono presi a torto come una richiesta per maggiori
oltraggi.
I
farmacologi che effettuano esperimenti sugli effetti della caffeina dicono, il
che è assurdo, che una persona sana può svolgere maggior lavoro e con più
precisione quando è stimolata. Questo
equivarrebbe a dire che un organismo avvelenato è più efficace di un organismo
non avvelenato. E nello stesso momento in cui dicono ciò, menzionano esperimenti
dove è vero l'opposto !
Questo
porta a chiederci quali siano gli individui "sani" che utilizzano in
alcuni dei loro esperimenti. Alcuni individui tra i loro sperimentatori sono
dediti al caffè e la caffeina era stata data loro durante un periodo di
depressione? Hanno rispettato il principio Igienista che dice che per provare gli effetti di una
sostanza sul corpo umano, i test devono essere fatti su un corpo sano ?
Per
provare l'oppio sul corpo, sarebbe insensato utilizzare persone abituate
all'oppio, altrimenti l'effetto apparente sarebbe uno stato che simula le
condizioni normali della vita.
Dare
una tazza di caffè a una donna che soffre d’un mal di testa proveniente dal
caffè (un cosiddetto sintomo di astinenza), farebbe cessare il mal di testa
come per magia. Se dobbiamo giudicare solamente dalle apparenze, penseremmo che
il caffè è utile e molto benefico.
Siccome
i farmacologi amano utilizzare dosi massicce di caffeina che nessuno prende,
tendono ad assumere la difesa del caffè, perché per ciò che riguarda le
quantità abituali consumate, i danni rivelati dalle loro esperienze non si
producono. In questo modo, chiudono gli occhi sull'enervazione cronica di cui
soffrono i consumatori abituali di caffè.
La
depressione cronica del bevitore di caffè lo porta a ritornare di nuovo al
caffè per provare
lo sprono
necessario e per nascondere la sua depressione.
L'euforia
indotta dal caffè è allucinatoria tanto quanto i colori brillanti visti dal
consumatore di LSD.
Verrà
un giorno in cui la razza sarà costretta a riconoscere che tutti i benefici
apparenti che conseguono al consumo di droghe (avvelenamento) sono
allucinatori.
L'ASSUEFAZIONE FISICA
Assuefazione alle droghe
è un'espressione utilizzata per designare la dipendenza alle droghe.
Una
droga che produce assuefazione è, si dice, quella che produce sintomi di
astinenza quando viene cessata improvvisamente. I sintomi di astinenza e i
sintomi di dipendenza sono gli stessi. Le due espressioni sono ingannevoli.
Come spesso ho detto ai miei lettori, i sintomi di astinenza non sono dovuti
alla cessazione della droga, ma all'avvelenamento causato dal consumo
precedente di droga.
È
importante sottolineare il fatto che il corpo non intraprende mai una
trasformazione fisica che permette alla droga di ritornare utile. Il corpo non
dipende da nessuna droga per reggersi o sostentarsi.
I SINTOMI DELLA DIPENDENZA
Si
è osservato che quando i bevitori di caffè cessano il loro caffè abituale della
mattina, che prendano sei tazze o due, diventano depressi, nervosi, soffrono di
mal di testa e di altri sintomi che sembrano indicare una dipendenza fisica dal caffè. Consumano il caffè, perché, come
dicono, ciò li stimola e li sveglia. Senza questa droga, sono distratti, cupi e
incapaci di occuparsi dei lavori quotidiani. E se consumano il loro caffè
abituale, non provano questi sintomi. Il caffè abituale li farà sparire come
per magia.
Tali
sintomi non indicano dipendenza da caffeina, ma rivelano la profondità della
reazione (depressione) proveniente dal caffè consumato la vigilia.
Ogni
stimolazione è seguita da una
depressione proporzionale a questa stimolazione.
Si tratta di un'azione e di una reazione uguale e opposta.
Questo
non indica una dipendenza permanente, il che è provato dal fatto che i sintomi
spariscono velocemente quando il bevitore di caffè cessa la sua droga.
UN ESPERIMENTO
È stato effettuato un esperimento su un gruppo
di donne. Alcune mattine le sono stati dati 300 mg di caffeina, poi altre
mattine 150 mg ed infine niente caffeina completamente. Queste donne erano
abituate a bere 5 tazze o più di caffè ogni giorno. Si è notato che erano meno
vivaci, meno attive, tristi, irritabili, addormentate e nervose quando
l'intervallo tra l’assunzione di caffè si estendeva. Il giorno in cui la loro
tazza di caffè conteneva caffeina, i sintomi di depressione sparivano
notevolmente. Ed esse avevano meno mal di testa quei giorni. Il sollievo dai
sintomi era mascherato dai 150 mg di
certe mattine.
Ciò
dimostra che i sintomi della dipendenza
fisica e quelli dell'assuefazione sono gli stessi e differiscono solamente
in intensità. Queste differenze dipendono dalla dose, dal tempo trascorso tra
le assunzioni e dalla droga.
È
caratteristico di tutte le droghe alleviare i sintomi che causano; il che stabilisce
l'abitudine.
Il
caffè allevia il mal di testa che ha causato solamente per fissarne
l'abitudine. La morfina allevia il dolore che causa solo per fissare questo
dolore. Il tabacco allevia i nervi agitati che causa solo per fissare
l'agitazione nervosa sul fumatore.
È
usanza comune chiamare questo sollievo un "effetto benefico" della
droga e ignorare il fatto evidente che è proprio questo sollievo fittizio che
porta la persona assuefatta a ritornare alla causa dalla sua miseria. (ecco che
il veleno diventa “importante” e “amico inseparabile” - Il valore assegnato dev’essere la ragione
principale della dipendenza. - n.d.r)
LA TOLLERANZA
La
tolleranza verso una droga è l'indebolimento graduale dei sintomi di resistenza
quando una dose equivalente è presa regolarmente. Che sia caffè, tè, cacao,
tabacco, alcol, eroina o altre droghe, un grado consistente di
"tolleranza" si "costruisce" per la ripetizione.
La
tolleranza è definita come "il
potere di sopportare o resistere all'azione di una droga, veleno, ecc.".
In
realtà, ciò che si qualifica come tolleranza
verso una droga non è l’azione che si crede comunemente, è solo la diminuzione
della forza di resistenza. Si tratta di un cambiamento verso un modo di
resistenza meno oneroso per l'organismo. La tolleranza
rappresenta una sensitività ridotta o una perdita di sensibilità e un'azione
meno vigorosa per rigettare la droga.
È
questa perdita di sensitività che porta ad accrescere la dose e la frequenza
della dose se si vuole avere la stessa
sovreccitazione o gli stessi "buoni" risultati apparenti.
Si
vede così che il fenomeno della tolleranza
è la base del carattere progressivo di tutte le droghe.
Si
inizia con una tazza di caffè leggero al giorno e si progredisce, col tempo, a
parecchie tazze di caffè forte ogni giorno.
Si
inizia con una sigaretta al giorno poi si fumano parecchi pacchetti al giorno,
si inizia con un bicchiere di birra al giorno per finire, in seguito, con
l’ingurgitare bevande più forti fino a consumare whisky.
LA MODERAZIONE
Questo
carattere progressivo dell'assuefazione si burla spesso del consiglio ripetuto
di esercitare moderazione fumando,
nel bere alcol o per altre assuefazioni.
QUELLI CHE CERCANO UNA SCAPPATOIA
Le
persone che pongono domande sul caffè, tè, cacao, ecc., sanno certamente che
queste sostanze sono nocive, ma cercano qualcuno che dica loro che non sono
così nocive e che possono consumarne in totale impunità. Cercano la persona che
li incoraggia a persistere nel consumo della loro droga favorita. Non si cerca
di informarsi, ma a razionalizzare l'abitudine di drogarsi.
I bevitori di caffè possono giurare
che non bevono il caffè per la stimolazione, ma perché amano il suo gusto. Ma
se offrite loro del decaffeinato, lo rifiuteranno. Offrite loro qualche
sostituto del caffè che ha esattamente lo stesso gusto del caffè ed essi non ne
vorranno.
Perché
non si è riusciti a divulgare il caffè decaffeinato? E perché ancora i fumatori
rifiutano il tabacco de-nicotinizzato?
Colui
che è assuefatto ha bisogno di tutto il nostro aiuto per liberarsi dalla sua
assuefazione. Tuttavia gli "aiuti" che gli si propongono non sono più
razionali del fatto di voler sostituire una droga con un'altra. E sebbene
questo piano sia stato utilizzato da parecchi anni, il fallimento è stato
uniforme perché non offre nessun aiuto autentico al drogato (il metadone, per
esempio.
-
A. M.).
Occorre
qualcosa di più radicale per aiutare un drogato a sbarazzarsi della sua nefasta
abitudine. Si troverà questo aiuto nei mezzi che stabiliscono cambiamenti
radicali nel corpo dell’assuefatto, al pari con la cessazione totale della
droga, e non solamente cambiando droga, ma cessando tutte le droghe. Questo
aiuto dovrà di conseguenza trovarsi in ambito nutrizionale.
LA SOLUZIONE RADICALE
Il
digiuno è il mezzo migliore e il più logico per troncare l'abitudine al consumo
di droghe: alcol, morfina, nicotina, caffeina, ecc.
In
effetti, il digiuno permette una ricostruzione radicale dell'organismo e aiuta
il corpo a restaurare uno stato fisiologico normale.
UN ESEMPIO
Prendiamo
l’esempio del ringiovanimento fisiologico radicale che si è prodotto dopo una
cura di digiuno.
Una
professoressa di antropologia era venuta a sostenere una cura di digiuno nel
nostro centro. Digiunò 31 giorni e fu lietissima del ringiovanimento del suo
gusto. Era molto felice di poter apprezzare finalmente gli alimenti che
qualificava come "orgasmo" gustativo. E ciò che soprattutto le era
sembrato meraviglioso, era di non aver più bisogno di sale e gli alimenti senza
sale le procuravano un sapore squisito. Per tutta la sua vita, aveva 70 anni,
aveva salato gli alimenti.
Parimenti,
è altrettanto facile interrompere l'abitudine del caffè con una cura di
digiuno, per sbarazzarsi dell'abitudine di fumare o di utilizzare il sale sugli
alimenti.
A
proposito del tabacco, il digiuno è il mezzo ideale per rompere l'abitudine del
tabacco. Difatti, è il mezzo più facile per liberarsi del desiderio subdolo del tabacco. Al termine di 24/36 ore a digiuno,
ci si è sbarazzati di questo desiderio di fumare. Questo sollievo si può
ottenere solo se si smette di fumare, poiché altrimenti c’è la ricaduta.
CHE COS’ È IL DIGIUNO ?
Il
digiuno è l'astinenza da ogni alimento, salvo l'acqua e l'aria. Non si tratta
di rosicchiare qua e là. Non si tratta nemmeno di centellinare succhi, non si
tratta di astenersi da carne e mangiare pesce. Non si tratta di digiunare
dall’alba al tramonto, poi di recuperare la notte.
Colui
il quale intraprende un digiuno per troncare un'abitudine di droga, non
dovrebbe tentare di fermare le sue diverse abitudini, una ad una. È più facile
fermare tutto assieme e allo stesso tempo. Quando si bara un po’, anche se
molto poco, o di tanto in tanto, si risveglia il desiderio della droga e si
mantiene viva l'assuefazione.
Non
provare a barare un po’ ma ferma tutto assieme: tabacco, caffè, cioccolato,
ecc.
- in origine
pubblicato da: Dr. Shelton's Hygienic
Review, N° 10 & 2 vol. 34
Compilazione: Damiano Mozzoni
per Associazione Igienista Italiana
Per approfondire l’argomento
si consiglia la lettura dei seguenti testi:
-
AFFIDATE LA VOSTRA SALUTE ALLA NATURA di A. Mosséri
-
ALLA RICERCA DI UNA SALUTE PERFETTA di A. Mosséri
-
LE BON GUIDE DE L’HYGIENISME N. 39
* Depressione: abbattimento, avvilimento, accompagnato da uno stato
di ansia e di angoscia. (diz. De Agostini) - Alterazione del tono dell’umore
caratterizzata da malinconia, scarso interesse per il futuro sensi di colpa e
sim. // (estens.) Debolezza,
avvilimento, abbattimento. (diz. Garzanti)
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