RIVISTA N.58 - DEPRESSIONE/EMICRANIA/ALLERGIA
Negli Stati Uniti, nazione al mondo che dipende di più dalle abitudini avvelenanti circa il 96% delle famiglie beve tutti i giorni del caffè. Otto adulti su dieci bevono del caffè tutti i giorni e un bambino su quattro.
Gli americani bevono attualmente, in media 50% di caffè in più di dieci anni fa. Si è stimato anche che gli americani bevono ogni anno un miliardo di litri di caffè di più del latte.
Recentemente, il governo indiano, paese che soffre di carestia continua, ha distrutto parecchie foreste di alberi del jack-frutto per piantare il caffè. Il jack-frutto E’ come un grosso melone, delizioso.
La sua polpa e i suoi semi sono commestibili, ma non può essere esportato. Quando chiesi ad un banchiere indiano perché il suo governo distruggeva tante piantagioni alimentari, mi rispose: "Il caffè ci porta dei dollari".
Ecco un esempio sorprendente della stupidità di un’economia nella quale la produzione è basata sul profitto. Non è concepibile per un’economia dedicata alla produzione di effettuare un’azione tanto stupida.
Nel nostro pazzo mondo dove il profitto è il re, milioni di tonnellate di semi e di frutti sono convertiti in bevande alcoliche, un mondo che lotta contro lo spettro dell’esplosione della popolazione e di una penuria alimentare mondiale.
Non è possibile concepire che una tale cosa si produca in un sistema sociale intelligente.
Il tè si è sparso attraverso il mondo, apparentemente venendo dalla Cina, allo stesso modo del caffè e del cioccolato.
Il tè è stato introdotto in Europa nello stesso momento del caffè.
Queste sostanze: caffè, tè cacao e cioccolato contengono un alcaloide quasi identico. E’ la caffeina nel caffè, la teina nel tè e la teobromina nel cioccolato.
Questo alcaloide può essere fatale all’uomo e all’animale. E’ classificato dai farmacologi come stimolante ed E’ consumato da quelli che pensano di aver bisogno di stimolazione. Sentiamo dire spesso che il caffè e il tè "eccitano l’esercizio del pensiero".
Sebbene sia abituale includere tali abitudini ai narcotici come il tabacco, l’alcol, l’oppio e la marijuana sotto la designazione generale delle abitudini stimolanti, non sembra che sia la ragione per la quale si prendono queste sostanze.
Difatti, non è la stimolazione, ma il sollievo dal malessere che si ricerca.
Dall’altro lato, quando si consuma del caffè, del tè, del cioccolato, del cacao e delle bevande gassose stimolanti sembrerebbe che un altro genere di sollievo sia ricercato, quello dalla debolezza e dallo sfinimento.
E quando si prendono gli stimolanti (irritanti) dello stomaco come il pepe, la senape, le spezie piccanti, e la salsa al pepe, sembrerebbe che ci sia un bisogno di stimolazione.
Siccome il malessere tende ad aumentare e il sollievo procurato da questi veleni a diminuire, si ha naturalmente e inevitabilmente tendenza ad aumentare la dose o la sua frequenza o entrambi.
E siccome, in fin dei conti, ciò non procura il sollievo aspettato, si ricorre ad un veleno più forte. E’ la ragione per la quale l’uso di una di queste sostanze può condurre all’altra. Il bevitore di caffè, di cacao, quello che è abituato al cioccolato sebbene sia anche un fumatore potrebbe condannare il suo vicino alcolista.
Quando scegliamo in questo modo le assuefazioni per i narcotici o per gli stimolanti, non abbiamo il diritto di assumere una superiorità verso quelli che scelgono differenti stimolanti o narcotici. Tutti sono dipendenti, qualunque sia la natura della loro assuefazione.
La ricerca del sollievo è la benzina della dipendenza dalle droghe. Non c’è un bisogno imperioso per i veleni; non c’è che il disagio, i malesseri e la miseria che spingono la vittima a ricercare delle dosi più forti e più frequenti del suo veleno favorito per alleggerirsi.
Si sono conosciuti certuni, abituati a prendere 6,4 gr di morfina ogni giorno senza altro danno che la stupefazione che fa loro dimenticare il dolore. E quando la droga è ritirata, seguono dei vomiti ostinati, una diarrea violenta e altri sintomi allarmanti. Li si chiama a torto i sintomi di ritiro.
Ora, in verità sono sintomi di avvelenamento e sono sempre presenti. Tuttavia, sono soffocati dalle dosi ripetute della droga. Tali sintomi fanno seguito a diversi gradi di severità, dopo la cessazione di qualsiasi abitudine avvelenante: tabacco, alcol, morfina, eroina, marijuana, caffè, tè e cioccolato.
Migliaia di persone effettuano i loro compiti quotidiani talmente stanchi che non riescono a lavorare senza i loro stimolanti. Deplorano il loro assoggettamento al lavoro e si augurano di smettere di lavorare.
Ora, se sapessero come smettere di consumare degli alimenti malsani e rinunciare alle abitudini avvelenanti, se sapessero come fornire al loro corpo dei nutrimenti adatti, avere più riposo e sonno, nello spazio di due mesi diventerebbero delle nuove persone.
La "pausa caffè" non sembrerebbe loro più "necessaria". Scoprirebbero che la tendenza di tutti i veleni è progressiva.
Si è avanzato come prova che si ha un gusto normale per questi veleni per il fatto che quasi tutte le tribù sono abituate a qualche abitudine avvelenante e che seguirebbe una necessità naturale per il loro uso. Ma è assurdo.
Perché non dire anche che la menzogna che è un vizio universale, è necessaria e buona? Ogni sostanza utilizzata dall’uomo nella sua vana ricerca di un sollievo dal malessere auto inflitto, non dovrebbe essere giudicata per un gusto universale supposto per essa, ma per i suoi effetti ultimi.
Ci si ricorda spesso che dal tempo di Ippocrate, i medici consideravano l’oppio molto utile per alleggerire le sofferenze umane. Poi si aggiunge "…come parecchie altre sostanze, tra i grandi benefici di Dio per l’umanità", l’oppio deve essere utilizzato ragionevolmente e con ogni discrezione, se no "sarebbe la peggiore delle maledizioni per l’uomo".
Non sembrerà mai strano a questi devoti delle sette mediche che Dio debba includere la sua più grande maledizione nella stessa borsa della sua più grande benedizione.
Forse Dio ha fatto un errore o forse è l’uomo che ha fatto un errore. Certo, gli effetti dell’assunzione abituale dell’oppio non sono desiderabili.
Dopo avere asserito che gli stimolanti sono un bisogno naturale per il sistema, diventa necessario trovare qualche apologia per il loro uso.
Allora, ci si dice che non solo sono degli alimenti, ma che aiutano la digestione degli altri alimenti. Ora, ciò è falso come i seguenti fatti lo provano.
Anche in piccole quantità il tè paralizza le secrezioni salivari. E quando la quantità dell’infusione uguaglia il quinto del contenuto dello stomaco, il tè ritarda la digestione stomacale.
Il caffè e il cacao hanno poco effetto sulla digestione salivare, ma interferiscono tanto quanto il tè nella digestione stomacale.
Abbiamo aggiunto alle bevande alcoliche degli antichi, il tè, il caffè, il cacao, il cioccolato, il tabacco, l’assenzio, il cloralio, l’oppio, le spezie piccanti e un mucchio di altre abitudini avvelenanti allo scopo di procurare un sollievo evanescente dai malesseri che provengono dai nostri alimenti malsani.
La bevanda della soma, menzionata nel Rig Veda era tratta da una pianta non identificata a tutt’oggi.
La bevanda era tossica e sosteneva un ruolo importante nella vita rituale degli antichi iraniani e degli indiani. Abbiamo preso le nostre abitudini avvelenanti da tutti gli angoli della terra. e ogni anno, si vede che aumentano.
La sensazione di esaltazione che segue l’assunzione di uno stimolante porta a credere che gli stimolanti debbano essere buoni.
Ma si ignora la depressione che ne segue e che è proporzionale al grado della stimolazione, altrimenti la si attribuisce a qualche altra causa.
E’ anche probabile che vi si faccia fronte con un’altra dose dello stesso stimolante. Siamo talmente imbevuti dell’idea che gli stimolanti siano sani, che si dice spesso che "l’alimento è uno stimolante.
Ora, questa dichiarazione è basata su una concezione totalmente erronea del vero carattere della stimolazione.
La stimolazione è un’irritazione e lo stimolante è una sostanza che occasiona temporanea-mente l’incremento dell’azione con l’aiuto di mezzi che esauriscono e che riducono dunque il vigore.
Quando ciò si produce, occorre un periodo corrispondente di riposo e di sonno. Lo sfinimento necessita di una depressione.
E la stimolazione deve essere seguita da debolezza. Tutte le nostre abitudini avvelenanti hanno degli effetti debilitanti sull’organismo e aumentano la precarietà e la fragilità della vita.
- Dr Shelton
CAFFE’, TE’ & CIOCCOLATO
Gli americani bevono attualmente, in media 50% di caffè in più di dieci anni fa. Si è stimato anche che gli americani bevono ogni anno un miliardo di litri di caffè di più del latte.
Recentemente, il governo indiano, paese che soffre di carestia continua, ha distrutto parecchie foreste di alberi del jack-frutto per piantare il caffè. Il jack-frutto E’ come un grosso melone, delizioso.
La sua polpa e i suoi semi sono commestibili, ma non può essere esportato. Quando chiesi ad un banchiere indiano perché il suo governo distruggeva tante piantagioni alimentari, mi rispose: "Il caffè ci porta dei dollari".
Ecco un esempio sorprendente della stupidità di un’economia nella quale la produzione è basata sul profitto. Non è concepibile per un’economia dedicata alla produzione di effettuare un’azione tanto stupida.
Nel nostro pazzo mondo dove il profitto è il re, milioni di tonnellate di semi e di frutti sono convertiti in bevande alcoliche, un mondo che lotta contro lo spettro dell’esplosione della popolazione e di una penuria alimentare mondiale.
Non è possibile concepire che una tale cosa si produca in un sistema sociale intelligente.
Il tè si è sparso attraverso il mondo, apparentemente venendo dalla Cina, allo stesso modo del caffè e del cioccolato.
Il tè è stato introdotto in Europa nello stesso momento del caffè.
Queste sostanze: caffè, tè cacao e cioccolato contengono un alcaloide quasi identico. E’ la caffeina nel caffè, la teina nel tè e la teobromina nel cioccolato.
Questo alcaloide può essere fatale all’uomo e all’animale. E’ classificato dai farmacologi come stimolante ed E’ consumato da quelli che pensano di aver bisogno di stimolazione. Sentiamo dire spesso che il caffè e il tè "eccitano l’esercizio del pensiero".
Sebbene sia abituale includere tali abitudini ai narcotici come il tabacco, l’alcol, l’oppio e la marijuana sotto la designazione generale delle abitudini stimolanti, non sembra che sia la ragione per la quale si prendono queste sostanze.
Difatti, non è la stimolazione, ma il sollievo dal malessere che si ricerca.
Dall’altro lato, quando si consuma del caffè, del tè, del cioccolato, del cacao e delle bevande gassose stimolanti sembrerebbe che un altro genere di sollievo sia ricercato, quello dalla debolezza e dallo sfinimento.
E quando si prendono gli stimolanti (irritanti) dello stomaco come il pepe, la senape, le spezie piccanti, e la salsa al pepe, sembrerebbe che ci sia un bisogno di stimolazione.
Siccome il malessere tende ad aumentare e il sollievo procurato da questi veleni a diminuire, si ha naturalmente e inevitabilmente tendenza ad aumentare la dose o la sua frequenza o entrambi.
E siccome, in fin dei conti, ciò non procura il sollievo aspettato, si ricorre ad un veleno più forte. E’ la ragione per la quale l’uso di una di queste sostanze può condurre all’altra. Il bevitore di caffè, di cacao, quello che è abituato al cioccolato sebbene sia anche un fumatore potrebbe condannare il suo vicino alcolista.
Quando scegliamo in questo modo le assuefazioni per i narcotici o per gli stimolanti, non abbiamo il diritto di assumere una superiorità verso quelli che scelgono differenti stimolanti o narcotici. Tutti sono dipendenti, qualunque sia la natura della loro assuefazione.
La ricerca del sollievo è la benzina della dipendenza dalle droghe. Non c’è un bisogno imperioso per i veleni; non c’è che il disagio, i malesseri e la miseria che spingono la vittima a ricercare delle dosi più forti e più frequenti del suo veleno favorito per alleggerirsi.
Si sono conosciuti certuni, abituati a prendere 6,4 gr di morfina ogni giorno senza altro danno che la stupefazione che fa loro dimenticare il dolore. E quando la droga è ritirata, seguono dei vomiti ostinati, una diarrea violenta e altri sintomi allarmanti. Li si chiama a torto i sintomi di ritiro.
Ora, in verità sono sintomi di avvelenamento e sono sempre presenti. Tuttavia, sono soffocati dalle dosi ripetute della droga. Tali sintomi fanno seguito a diversi gradi di severità, dopo la cessazione di qualsiasi abitudine avvelenante: tabacco, alcol, morfina, eroina, marijuana, caffè, tè e cioccolato.
Migliaia di persone effettuano i loro compiti quotidiani talmente stanchi che non riescono a lavorare senza i loro stimolanti. Deplorano il loro assoggettamento al lavoro e si augurano di smettere di lavorare.
Ora, se sapessero come smettere di consumare degli alimenti malsani e rinunciare alle abitudini avvelenanti, se sapessero come fornire al loro corpo dei nutrimenti adatti, avere più riposo e sonno, nello spazio di due mesi diventerebbero delle nuove persone.
La "pausa caffè" non sembrerebbe loro più "necessaria". Scoprirebbero che la tendenza di tutti i veleni è progressiva.
Si è avanzato come prova che si ha un gusto normale per questi veleni per il fatto che quasi tutte le tribù sono abituate a qualche abitudine avvelenante e che seguirebbe una necessità naturale per il loro uso. Ma è assurdo.
Perché non dire anche che la menzogna che è un vizio universale, è necessaria e buona? Ogni sostanza utilizzata dall’uomo nella sua vana ricerca di un sollievo dal malessere auto inflitto, non dovrebbe essere giudicata per un gusto universale supposto per essa, ma per i suoi effetti ultimi.
Ci si ricorda spesso che dal tempo di Ippocrate, i medici consideravano l’oppio molto utile per alleggerire le sofferenze umane. Poi si aggiunge "…come parecchie altre sostanze, tra i grandi benefici di Dio per l’umanità", l’oppio deve essere utilizzato ragionevolmente e con ogni discrezione, se no "sarebbe la peggiore delle maledizioni per l’uomo".
Non sembrerà mai strano a questi devoti delle sette mediche che Dio debba includere la sua più grande maledizione nella stessa borsa della sua più grande benedizione.
Forse Dio ha fatto un errore o forse è l’uomo che ha fatto un errore. Certo, gli effetti dell’assunzione abituale dell’oppio non sono desiderabili.
Dopo avere asserito che gli stimolanti sono un bisogno naturale per il sistema, diventa necessario trovare qualche apologia per il loro uso.
Allora, ci si dice che non solo sono degli alimenti, ma che aiutano la digestione degli altri alimenti. Ora, ciò è falso come i seguenti fatti lo provano.
Anche in piccole quantità il tè paralizza le secrezioni salivari. E quando la quantità dell’infusione uguaglia il quinto del contenuto dello stomaco, il tè ritarda la digestione stomacale.
Il caffè e il cacao hanno poco effetto sulla digestione salivare, ma interferiscono tanto quanto il tè nella digestione stomacale.
Abbiamo aggiunto alle bevande alcoliche degli antichi, il tè, il caffè, il cacao, il cioccolato, il tabacco, l’assenzio, il cloralio, l’oppio, le spezie piccanti e un mucchio di altre abitudini avvelenanti allo scopo di procurare un sollievo evanescente dai malesseri che provengono dai nostri alimenti malsani.
La bevanda della soma, menzionata nel Rig Veda era tratta da una pianta non identificata a tutt’oggi.
La bevanda era tossica e sosteneva un ruolo importante nella vita rituale degli antichi iraniani e degli indiani. Abbiamo preso le nostre abitudini avvelenanti da tutti gli angoli della terra. e ogni anno, si vede che aumentano.
La sensazione di esaltazione che segue l’assunzione di uno stimolante porta a credere che gli stimolanti debbano essere buoni.
Ma si ignora la depressione che ne segue e che è proporzionale al grado della stimolazione, altrimenti la si attribuisce a qualche altra causa.
E’ anche probabile che vi si faccia fronte con un’altra dose dello stesso stimolante. Siamo talmente imbevuti dell’idea che gli stimolanti siano sani, che si dice spesso che "l’alimento è uno stimolante.
Ora, questa dichiarazione è basata su una concezione totalmente erronea del vero carattere della stimolazione.
La stimolazione è un’irritazione e lo stimolante è una sostanza che occasiona temporanea-mente l’incremento dell’azione con l’aiuto di mezzi che esauriscono e che riducono dunque il vigore.
Quando ciò si produce, occorre un periodo corrispondente di riposo e di sonno. Lo sfinimento necessita di una depressione.
E la stimolazione deve essere seguita da debolezza. Tutte le nostre abitudini avvelenanti hanno degli effetti debilitanti sull’organismo e aumentano la precarietà e la fragilità della vita.
- Dr Shelton
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